[AcLab] Abandonware e software "usa e getta"

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Mer 2 Set 2009 19:51:09 BST



--- Lun 31/8/09, santec a riseup.net <santec a riseup.net> ha scritto:

Da: santec a riseup.net <santec a riseup.net>
Oggetto: Re: [AcLab] Abandonware e software "usa e getta"
A: aclab a lists.aktivix.org
Data: Lunedì 31 agosto 2009, 22:32

Scusate la mia latitanza: sono tornato dalle vacanze ma ho a malapena il
tempo per respirare.

Angelo, i problemi che poni meritano una risposta. Premetto però che tu
parli di esigenze praiche a cui, tutto sommato, si possono sempre trovare
delle soluzioni, mentre per me viene prima un principio: io pretendo che
nessuno controlli (o abbia la possibilità anche solo teorica di
controllare) le mie attività, i dati che produco, le mie comunicazioni e
quant'altro.

"Primum vivere, deinde philosophari": se non riesci a risolvere le esigenze pratiche, le questioni di principio restano pure speculazioni; una volta trovate le soluzioni, si possono proporre le alternative. Anche in passato, il problema del monopolio di Microsoft (e di windows che raccoglieva non si sa quali dati, per inviarli alla MS) è stato risolto non con da chi reclamava o craccava  windows, ma da chi ha scritto, diffuso ed usato sistemi liberi (una soluzione pratica ad un problema pratico)


 Quand'anche questa mia "fisima" comportasse delle rinunce
pratiche (e, a onor del vero, non mi pare che sia così) le accetterei
volentieri pur di non ritrovarmi a sperare che un'azienda che non conosco
non abusi della fiducia che le ho accordato. Detto questo, è comunque
giustto tornare all'argomento della tua mail e parlare dei problemi che
poni.

Oggi i programmi che richiedono l'installazione costituiscono un problema?

Dipende: alcuni sono disponibili anche come stand-alone, ad esempio (quasi tutti i programmi liberi lo sono); comunque non ho dimenticato certi programmi che installavano molto di più di quanto volevo io (trayware, adware, popup, spyware, e perfino rootkit); quando esci da un sito, il contatto si interrompe, ma quando chiudi un' applicazione proprietaria, in realtà sai che cosa succede?


Prima di tutto parlo dei sistemi operativi liberi: su GNU/Linux
installare, disinstallare o aggiornare un pacchetto (cioè un programma o
un insieme di dati) è un'operazione estremamente semplice. Grazie ai
programmi "Gestore pacchetti" e "Gestore aggiornamenti" abbiamo
un'interfaccia unificata che rende praticamente impossibile sbagliare. 

Certo, per quanto riguarda i pacchetti più diffusi, ma non tutti i pacchetti funzionano su tutte le distro (alcune vogliono i .deb, altri i .rpm, altri i tar.gz).

L' unico sistema che funziona su tutte le distro è di fornire i sorgenti ed il makefile, e compilare quando si installa (tra l' altro, questa è una pietra miliare di linux, perchè permette di installare gli stessi programmi su macchine con processore differente, sia esso x86, ARM, PPC, Motorola...). Per fare questo bisogna avere il sorgente, e non tutti sono disposti a concederlo; inoltre il programma deve essere scritto in C, mentre tanti sono sviluppati con Visual Basic (un discorso a parte meriterebbero .NET e Mono).

Non
solo. Mi pare che perfino su computer vecchiotti installare, poniamo,
Apache, MySQL, PHP e relativi tool non comporti alcun rallentamento
rilevabile "a occhio nudo". Quindi perchè ricorrere al SaaS pur di non
installare un programma?


Come ho già detto, perchè se non ho il sorgente non so cosa il programma può fare, ed è difficile limitarlo (su Windows, è richiesta la modalità amministratore per installare programmi nuovi, che in pratica concede al programma il diritto di fare qualsiasi cosa). In secondo luogo, se stessi usando un computer che non è mio, il legittimo proprietario potrebbe irritarsi se gli installo qualcosa  o gli cambio qualche impostazione, mentre non avrebbe nulla da ridire se visito un sito.


Quanto ho scritto per GNU/Linux, almeno per quanto riguarda le
prestazioni, mi sembra sia vero anche per MacOS X. Windows lo sconsiglio

Fai presto a dirlo, ma certi programmi sono disponibili solo su windows, ed in certi ambiti pretendono che si usino quelli

quasi quanto il cloud computing ma, per chi volesse o dovesse per forza
usarlo, faccio presente che n programma non particolarmente "impegnativo"
non deve PER FORZA essere installato. Dipende un po' dall'attenzione che
il programmatore ha verso i suoi utenti - peraltro gli sviluppatori
dovrebbero tenere presente che i loro utenti potrebbero essere impiegati
che non hanno i permessi di amministratore sul computer che usano!

E qui casca l' asino...
Se i programmatori NON tengono conto delle esigenze dei loro utenti, realizzano delle procedure di installazione schifose, che magari ti bloccano l' installazione perchè dicono "questo programma è per Vista o superiore" per software che in realtà girerebbero anche su win 95 (o viceversa, dicono "questo programma richiede Windows XP" perchè non riconoscono windows 7)... ed il programma di disinstallazione è ancora peggio (su linux, il vantaggio è che esiste un solo programma di installazione/disinstallazione, integrato nel sistema, scritto bene, che gestisce i pacchetti; MS ha tentato di farne uno, ma doveva mantenere la retrocompatibilità con i vecchi programmi di installazione, ed ha realizzato un mix pessimo).
I programmatori dovrebbero sempre rilasciare anche una versione stand-alone, ma spesso non lo fanno (a volte, non sono neanche loro a realizzare il software di installazione, ma è il distributore a farlo), e per giunta sono proprio i programmi più inaffidabili (zeppi di adware), quelli dove c' è meno interesse a fare procedure di installazione controllabili.

L' ideale sarebbe sbarazzarsi completamente del software proprietario, ma se proprio non è possibile (e dubito che sarà possibile nel 100% dei casi), che almeno resti confinato in una nube, dove viene richiamato solo quando lo richiedo, piuttosto che aggirarsi impunemente sul mio hard disk.


Per quanto riguarda i demo... beh, mi pare che siano legati a un "modello
di business" (come dicono gli eruditi) un po' superato. Oggi non conviene
dire "ti faccio fare questo gratis, ma se vuoi fare quest'altro mi devi
dare dieci sacchi". Non funzionava negli anni 90, figuriamoci se può
funzionare oggi. Che ci piaccia o meno, ciò che conviene fare è offrire
l'assistenza tecnica. Che conviene sempre comprare dall'autore di un
programma. Fosse anche un universitario che sviluppa a tempo perso,
difficilmente sulla sua opera è meno ferrato di IBM o di altri. In
alternativa, esiste la possibilità di sviluppare gratis e chiedere (si,
chiedere cortesemente) donazioni economiche. Certo non ci si guadagna
molto, ma insisto: non credo che con il modello dei "demo" si ottengano
risultati migliori.
Quand'anche uno sviluppatore volesse per forza ripercorrere la vecchia
strada dei demo, può farlo creando un pacchetto gratuito al quale si può
aggiungere un pacchetto o un plugin a pagamento.

Questo è il modello standard del software libero, ma non si può applicare sempre: se il programma è piuttosto complesso, e può essere personalizzato per certe situazioni (linux, openoffice, gimp, GCC, blender) questo modello è perfetto, ma se il programma, di per sè, è semplice (tanto che qualsiasi programmatore potrebbe realizzarne facilmente uno uguale), e sono i contenuti a dargli valore, la situazione cambia: hai mai sentito parlare del programma "Gaia"? Era un client alternativo, con licenza GPL, a Google Earth, permetteva di vedere le foto satellitari sia in 3D che in proiezione piana (Google Earth offre solo il 3D, Google Maps offre la proiezione piana ma con watermark), e di scaricarsele su hard disk per una consultazione offline; tale programma ha chiuso i battenti, dopo un reclamo di Google per un uso illegittimo dei suoi dati (per la verità, Google non ha minacciato l' autore con azioni legali, ha solo avvertito che se il sorgente per
 accedere ai dati grezzi diventava pubblico, google avrebbe perso la licenza dalla digital globe ed avrebbe dovuto chiudere google earth e google maps); va da sè che programmi del genere non saranno mai liberi, e che comunque il concetto di assistenza non ha senso.
Un altro esempio è questo: http://cooltext.com/Buttons , il programma è decisamente semplice, sono i font ed i clipart a dargli un eventuale valore: di certo non si può pensare di offrire assistenza per un programma del genere (qualunque imbecille con un'infarinatura di Visual Basic saprebbe scriverlo), quindi occorre cercare altre soluzioni, se si vuole ottenere qualche soldo: un tempo la soluzione classica era quella del demo (che magari aveva solo due o tre font, ma non permetteva di valutare veramente il programma), o dello shareware (il programma funzionava, ma il risultato aveva la scritta "non registrata", peccato che tutti avrebbero cercato di craccarla), mentre con il saas ci sono più opzioni: il programmatore può mettere pubblicità sul sito (non occorre neanche raccogliere i dati degli utenti. basta solo controllare l' IP per evitare che lo stesso clicchi troppe volte il banner), oppure può chiedere donazioni, o può vendere i font
 singolarmente (visto che il sito permette di vederli ma non li lascia scaricare direttamente, fa scaricare solo il risultato finale).
Un altro esempio ancora sono i videogiochi: il programma di per sè è semplice, ma solo l' autore ha in mente la trama completa (quindi solo lui può sviluppare il gioco, sorgente aperto o no), inoltre spesso il sorgente non viene divulgato perchè rivelerebbe dettagli che rovinano il divertimento; per giunta, spesso i giochi sono rivolti ad adolescenti che non hanno molti soldi, e che quindi non pagherebbero facilmente (per contro, hanno un mucchio di tempo libero per craccare il gioco, e non verranno mai scoperti, perchè solo loro lo saprebbero): quindi, gli autori cercano di promuovere il gioco online, dietro abbonamento (così chi non paga non entra), per tutelarsi: in questo caso non vendono il gioco, nè la licenza sul gioco, ma solo l' esperienza di gioco, contro altri giocatori reali



Infine penso che i professionisti di determinati settori siano tra le
categorie che più avrebbero vantaggio ad abbandonare il SaaS per
utilizzare software libero. Infatti, per quello che ho potuto vedere, mi
sembra che alcuni programmi a loro utili lascino spesso a desiderare per
vari motivi (vuoi per l'usabilità, vuoi per la scarsa compatibilità dei
formati, etc etc etc). Eppure, se un programma è molto usato o ha un buon
numero di aficionados, potrebbe veder nascere una buona comunità di
persone (sviluppatori, tester, suggeritori, documentatori, etc) che
possono portare a un buon salto di qualità.

Il guaio è che alle volte ai professionisti il software viene imposto da altri (come avevo detto l' altra volta, prova a chiedere al tuo medico di base se ha scelto lui il software che usa per fare le ricette e gestire le cartelle), e tutti devono avere la stessa versione, quindi non è possibile modificarlo. Guarda caso, poi, il programma di solito è solo per windows (o, qualche volta, anche per mac, ma mai per  linux).



Per capire meglio (e non certo per criticare, dal momento che come usi il
tuo computer sono e devono restare fatti tuoi :) ), se non sono indiscreto
tu quali servizi SaaS utilizzi esattamente?

Nulla di speciale, uso i filtri antispam sulla posta elettronica, o Google Maps per studiare un itinerario (l' alternativa sarebbe scaricare tutto il TomTom, e aggiornarlo periodicamente con file da 200 Mb ciascuno), o anche il traduttore di google (scaricandone uno, non lo avrei altrettanto aggiornato, ed inoltre se la traduzione non mi soddisfa posso provare babelfish, o qualsiasi altro, con facilità, mentre non sarebbe altrettanto pratico averne tre installati, con supporto per tutte le lingue)



Federico


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