[AcLab] chi è il più cattivo?

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Mar 15 Dic 2009 15:14:42 GMT


> > i criteri per definire buoni e
> cattivi vanno un po' oltre
> > quell'elenco, non lo credi anche tu?
> 
> E infatti, se uno ha molti più soldi di me e dedica il suo
> tempo ad
> accumularne ancora, io lo considero "cattivo".

In realtà, il mio obbiettivo era di dimostrare come non si può dire "Tizio è buono, Caio è cattivo": questo è solo l' atteggiamento dei fanboy (che poi sono i primi a difendere le scelte della loro ditta preferita, e perdono ogni senso critico)


> 
> 
> >> Non dovremmo prendercela con le ditte, ma con le
> scelte,
> 
> Questa frase mi piace molto. Però io me la prendo con le
> scelte che stanno
> alla base dei comportamenti, piuttosto che coi singoli
> comportamenti. Ad
> esempio, chi lucra sul software proprietario, sull'hardware
> proprietario,
> sul TC o sul cloud... non dà nessun valore alla libertà e
> alla
> condivisione, valori senza i quali l'uomo è una schifezza.
> Sono queste le
> SCELTE che critico. Penso che il resto (tc, cloud, etc) sia
> una
> conseguenza inevitabile della scelte che uno fa alla base
> (profitto,
> potere, etc).


Vorrei anche ricordare che, in una grande azienda, scelte diverse dipendono da persone diverse: la stessa azienda può avere comportamenti contradditori. Microsoft ha rilasciato alcune parti di codice come software libero, Google è contrarissima al software libero per progetti come Google Earth (e ha bloccato sul nascere il progetto Google Gaia, clone open di Google Earth), ma invece rilascia altri suoi programmi con licenze aperte: questo perchè le persone che lavorano a Google Earth non sono le stesse che lavorano su Chromium (ho detto Chromium e non Chrome perchè Chromium è la versione open); se una linea ha successo e l' altra no, l' azienda spesso decide di chiudere la linea infruttuosa. Per questo ritengo che, se una ditta di cui normalmente non approviamo il comportamento si mette a realizzare qualcosa di buono (se la Microsoft rilascia un programma come software libero, ad esempio) non c' è nulla di male a supportare tale scelta: non sono le
 aziende a fare le scelte, ma gli uomini, e in una azienda gli uomini non sono sempre gli stessi.


> 
> 
> > mah... IBM/Lenovo, ad esempio, vende workstation con
> chip TPM... e il
> > kernel Linux supporta il TC... e (quasi) nessuno
> protesta...
> 
> Infatti secondo me bisogna chiarire una volta per tutte una
> questione
> importantissima. Il software libero implementa servizi
> cloud, il trusted
> computing, etc, anzi in alcuni casi è addirittura
> brevettato da IBM o da
> Red Hat. Il rifiuto del cloud non implica l'uso di software
> libero o il
> rifiuto del tc. La ricerca di hardware libero non implica
> libertà del
> software o protezione dei propri dati. Allora bisogna fare
> un discorso più
> radicale che comprenda la libertà in tutti i suoi aspetti
> (non sono
> informatici, peraltro), perchè altrimenti si fa solo una
> microlotta su un
> microaspetto della nostra vita e, anche se per caso si
> ottiene una
> microvittoria... alla fin fine non serve a nulla.

Tutti questi aspetti sono collegati, ed in effetti attaccare solo il cloud è un discorso che lascia il tempo che trova; d' altra parte il cloud, come concetto, non è lesivo della libertà personale: l' idea originaria era semplicemente di permettere di "prestare" il tempo macchina inutilizzato, a livello dei server, e di farselo restituire in caso di necessità (oltre ad usare l' altro server per il backup, in modo da poter offrire sempre la disponibilità del sistema, perchè anche se devi spegnere il server per manutenzione puoi farti sostituire da un altro); insomma, era semplicemente il passo successivo dopo il grid computing.

Quello che viene spesso chiamato cloud, in realtà, è il modello SaaS (Software as a Service), che effettivamente si può usare molto meglio su una piattaforma cloud (un singolo server non sarebbe accettabile, perchè un guasto causerebbe un disservizio a centinaia o migliaia di utenti).

Il modello SaaS, o il modello client-server, si può implementare tranquillamente anche a casa propria (come ho già detto, un miniserver con installato EyeOS sarebbe sufficiente); si può anche ipotizzare un modello cloud fai-da-te, per i backup incrociati: io accetto di tenere sul mio server una copia di tutti i tuoi documenti, criptati in modo che solo tu possa accedere, ma in cambio tu tieni una copia dei miei documenti sul tuo 
server, e mi permetti di accedere; in questo modo, se il mio computer si guasta (e magari in quel momento non sono neanche a casa, e devo accedere ad un file importante), posso accedere alla copia che ho archiviato sul tuo computer, e usarla come se fosse sul mio server; analogamente, tu hai la stessa possibilità, se a guastarsi fosse il tuo server.


Il trusted computing merita un discorso a parte: in primo luogo, per definizione, non può funzionare su software aperto: l' utente potrebbe toglierlo, ed in genere avrebbe tutto l' interesse a farlo (anzi, ci riesce anche con il software proprietario, jailbreakandolo); inoltre, il software libero non può funzionare sul trusted computing (qualsiasi variante dovrebbe essere certificata, e la certificazione non è gratis), a meno di non distribuire solo i sorgenti e compilarli su ogni singolo computer, ma il compilatore non potrebbe essere software libero, a questo punto.

L' hardware merita un discorso a parte: per ora, la vera minaccia viene dalla "Tivoizzazione" (http://it.wikipedia.org/wiki/Tivoization): questo può diventare veramente insidioso il giorno in cui un sistema operativo nato per il cloud venisse "bloccato" nel sistema, perchè a quel punto non sarebbe pià possibile sostituirlo con un equivalente piu' libero; per ora non sembra molto realistica una cosa del genere (i sistemi operativi vengono aggiornati così spesso che nessuno penserebbe di bloccarli), ma un sistema nato per il cloud sarebbe talmente minimale che forse non ne avrebbe bisogno.

Il tpm, di per sè, è poco piu' di un coprocessore crittografico con chiave privata e pubblica (e i moduli di linux che lo supportano lo usano in questo senso); non è necessariamente un limite alla libertà, anzi potrebbe essere utile, se ho dei dati particolarmente riservati sull' hard disk, fare in modo che possano essere letti solo con il mio computer (così, se anche qualcuno riuscisse a copiarli, o a rubarmi l' hard disk, non potrebbe usarli). Tale sistema si presta anche alla realizzazione di DRM, o di trusted computing, ma ciò dipende dal sistema operativo piu' che dall' hardware, e per ora il sistema operativo si può cambiare.

> 
> 
> >> Tanto, finchè non troviamo un sistema per
> fabbricarci i processori in
> >> casa,
> >
> > la vedo dura...
> 
> E questo è un problema. Io apprezzo molto il discorso
> delle
> autoproduzioni, ma ci sono campi in cui oggi non è
> applicabile. E non vedo
> grandi soluzioni: se lo fosse l'economia crollerebbe,
> quindi non ci
> metteranno mai in grado di autoprodurre chip.

Sicuramente è difficile, ma forse qualche passo in questa direzione c' è: http://blog.reprap.org/2009/04/first-reprapped-circuit.html

> > anzi, prima di tutto si può cercare di EVITARE di
> comprare hardware se
> > non proprio indispensabile e, magari, cercare di
> riutilizzare hardware
> > dismesso o ingiustamente considerato (dal consumismo
> elettronico)
> > come obsoleto (che se antecedente il 2004-2005 è
> sicuramente "TC free")
> 
> Come dice Tex Willer: "Puro vangelo, vecchio cammello".

Ricordate il mio post "minimalismo-contromosse" ? Personalmente, uso ancora senza problemi un computer del 2001; il guaio è che per i computer veramente vecchi, il software libero diventa introvabile; supponi di voler riutilizzare un 286, ad esempio: di programmi interessanti ce ne sono, ma sono tutti proprietari (se voglio un ambiente grafico, cosa uso? i migliori sono Geos o Win 3.1, proprietari, oppure c' è il GEM, ma è troppo limitato).

Comunque, ho trovato un sistema operativo libero che potrebbe dare qualche spunto, sia per riciclare l' hardware esistente (TUTTO), sia per procurarsi hardware nuovo: tale sistema si chiama Contiki (http://www.sics.se/contiki/), supporta il multitasking, il multithreading, l' interfaccia a finestre, e c' è un browser web (forse il piu' piccolo al mondo) tra le applicazioni predefinite. I requisiti sono: 42 k di memoria (sì, kilobyte, non megabyte!), e processore a 8 bit: funziona anche su un commodore 64, e si può usare su processori nati per applicazioni embedded (come l' Atmel AVR: pensate che tale processore sia tpm-free?;-))

Ci vorrebbero però anche delle applicazioni di produttività (un mini word-processor, un foglio elettronico...) :-(

Spero di aver stuzzicato l' inventiva di qualcuno; sviluppare un mini-computer, libero al 100%, con hardware indipendente e/o riciclato?


> 
> 
> > e se proprio non se ne può fare a meno, si può
> compare cercando
> > di evitare i produttori (hw e sw) più "cattivi"
> rispetto a TC, DRM,
> > copyright, brevetti, condizioni di lavoro, impatto
> ambientale, ecc.. e,
> > in ogni caso, scegliendo componenti che non supportano
> il TC
> 
> E qui chiarisci cosa intendevo quando ho scritto che la
> libertà non può
> essere solo informatica. Se una scheda madre libera è
> prodotta dai bambini
> dell'Uganda, è più etico tenermi la mia vecchia scheda
> madre proprietaria.
> Se Linux serve a far funzionare gli Stealth, spero che
> passino a Windows,
> così magari durante un bombardamento va in palla e si
> vanno a schiantare
> in territorio nemico. :)

Eccoci al solito punto; ideologicamente hai ragione, ma tali soluzioni sono difficili da realizzare in pratica; magari ci riesci, ma finchè lo fai solo tu non se ne accorge nessuno: e se la tua soluzione è complicata, e impegnativa, ti sarà difficile convincere altri a seguire il tuo esempio: pochi lo faranno, e sarà difficile ottenere risultati concreti.
Per questo continuo a sostenere che, a problemi pratici, occorrono soluzioni pratiche; forse non puoi convincere un utente a diventare sviluppatore, ma puoi convincerlo a non finanziare piu' la realizzazione di software proprietario (e per questo, il potere di persuasione del free software inteso come "birra gratis" non è da sottovalutare): tale utente non aiuterà il software libero, ma almeno non aiuterà neanche quello proprietario (e questo è comunque un passo avanti). Non puoi impedire il normale turnover dell' hardware, ma puoi convincere ad evitare l' hardware piu' "chiuso", e così via

> 
> Fede
> 
> 

bye


      



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