[AcLab] chi è il più cattivo?

santec a riseup.net santec a riseup.net
Mar 15 Dic 2009 23:28:16 GMT


> In realtà, il mio obbiettivo era di dimostrare come non si può dire
"Tizio
> è buono, Caio è cattivo": questo è solo l' atteggiamento dei fanboy (che
poi sono i primi a difendere le scelte della loro ditta preferita, e
perdono ogni senso critico)

Si discute proprio per cercare di sviluppare il proprio senso critico. Dò
dei giudizi etici (e quindi personali, visto che l'etica è una cosa
personale) e peraltro mi sembra di aver detto chiaramente che nessuna
azienda per me può essere accettabile, in nessun caso. Può darsi che il
loro interesse per il profitto, per puro caso, a volte li porti a fare
qualcosa di decente (esempio: finanziare Linux), ma non so più come
ripetere che la cosa non mi interessa...


> Vorrei anche ricordare che, in una grande azienda, scelte diverse
dipendono da persone diverse:

No. Le scelte di cui parlavo io, quelle etiche, sono scontate: inseguire
il profitto. Una persona che fa una scelta diversa non può essere un
manager. E fin qui non credo di aver scritto nulla di rivoluzionario:
credo che nessun difensore del capitalismo abbia mai sostenuto il
contrario :)


> contradditori. Microsoft ha rilasciato alcune parti di codice come
software libero, Google è contrarissima al software libero per progetti
come Google Earth (e ha bloccato sul nascere il progetto Google Gaia,
clone open di Google Earth), ma invece rilascia altri suoi programmi con
licenze aperte: questo perchè le persone che lavorano a Google Earth non
sono le stesse che lavorano su Chromium (ho detto Chromium e non Chrome
perchè Chromium è la versione open); se una linea ha successo e l' altra
no, l' azienda spesso decide di chiudere la linea infruttuosa. Per
questo
> ritengo che, se una ditta di cui normalmente non approviamo il
> comportamento si mette a realizzare qualcosa di buono (se la Microsoft
rilascia un programma come software libero, ad esempio) non c' è nulla
di
> male a supportare tale scelta: non sono le
>  aziende a fare le scelte, ma gli uomini, e in una azienda gli uomini
non
> sono sempre gli stessi.

Stai parlando di scelte tecniche. Una volta scelto di inseguire il
profitto, l'individuo-manager sceglie in quale modo farlo. Può farlo
sviluppando sistemi operativi proprietari o finanziando progetti liberi.
Dal suo punto di vista (che non ha niente a che vedere col tuo) è solo
questione di trovare il modo migliore per far soldi. Se fosse spinto da
altre motivazioni non sarebbe un manager (per fare un esempio: Stallman,
pur con tutte le sue contraddizioni, non è un manager).


> Tutti questi aspetti sono collegati, ed in effetti attaccare solo il
cloud
> è un discorso che lascia il tempo che trova; d' altra parte il cloud,
come
> concetto, non è lesivo della libertà personale: l' idea originaria era
semplicemente di permettere di "prestare" il tempo macchina
inutilizzato,
> a livello dei server, e di farselo restituire in caso di necessità
(oltre
> ad usare l' altro server per il backup, in modo da poter offrire sempre
la
> disponibilità del sistema, perchè anche se devi spegnere il server per
manutenzione puoi farti sostituire da un altro); insomma, era
> semplicemente il passo successivo dopo il grid computing.

Quello è il concetto che sta alla base di SETI @ home (per fare un
esempio), non certo del cloud. Quello di cui parli tu è condivisione - è
uno dei termini più belli e più antichi. Il cloud è un modo per far soldi
imponendo ai propri clienti di fidarsi al 100%. E' un termine di
marketing.


> Quello che viene spesso chiamato cloud, in realtà, è il modello SaaS
(Software as a Service), che effettivamente si può usare molto meglio su
una piattaforma cloud (un singolo server non sarebbe accettabile, perchè
un guasto causerebbe un disservizio a centinaia o migliaia di utenti).

Tecnicamente il SaaS è uno dei sottoinsiemi del cloud computing. Ce ne
sono altri, ma interessano solo le aziende. Il SaaS invece interessa tutti
(se lo intendiamo in senso strettissimo, è nato molto prima del WWW).


> Il modello SaaS, o il modello client-server, si può implementare
tranquillamente anche a casa propria (come ho già detto, un miniserver
con
> installato EyeOS sarebbe sufficiente); si può anche ipotizzare un
modello
> cloud fai-da-te, per i backup incrociati: io accetto di tenere sul mio
server una copia di tutti i tuoi documenti, criptati in modo che solo tu
possa accedere, ma in cambio tu tieni una copia dei miei documenti sul
tuo
> server, e mi permetti di accedere; in questo modo, se il mio computer si
guasta (e magari in quel momento non sono neanche a casa, e devo
accedere
> ad un file importante), posso accedere alla copia che ho archiviato sul
tuo computer, e usarla come se fosse sul mio server; analogamente, tu
hai
> la stessa possibilità, se a guastarsi fosse il tuo server.

Se io e te siamo amici e facciamo questo, non si chiama cloud ma
condivisione, o magari solidarietà. Se invece pago Canonical per tenere in
caldo i miei file, è un modo (sporco) per fare soldi.


> Il trusted computing merita un discorso a parte: in primo luogo, per
definizione, non può funzionare su software aperto: l' utente potrebbe
toglierlo, ed in genere avrebbe tutto l' interesse a farlo (anzi, ci
riesce anche con il software proprietario, jailbreakandolo);

Purtroppo non è così: Linux supporta il cloud computing, per una precisa
scelta di Linus Torvalds e di quelli che gli obbediscono ciecamente.


> L' hardware merita un discorso a parte: per ora, la vera minaccia viene
dalla "Tivoizzazione"

Questo è solo un esempio. Ne vuoi uno più grave? Se stai usando Ubuntu con
un driver proprietario per il wireless, probabilmente il produttore della
scheda wireless viene costantemente informato dei tuoi spostamenti e tu
non lo saprai mai.

Ma a me non frega nulla delle "minacce". Certo, sono un problema
oggettivo, ma ci vuole troppo tempo ed energia per dimostrare che
"pincopallino s.r.l fa questo e quello", e alla fine non serve a nessuno.
La questione è di principio. non esiste nessun motivo per cui una persona
(aka utente) non debba conoscere i progetti della sua scheda video o non
possa visionare il sorgente del proprio bios.


> Sicuramente è difficile, ma forse qualche passo in questa direzione c'
è:
> http://blog.reprap.org/2009/04/first-reprapped-circuit.html

Grazie del link, è molto interessante. Però ammetterai che non è
proponibile l'autoproduzione dei chip.


> Ricordate il mio post "minimalismo-contromosse" ? Personalmente, uso
ancora senza problemi un computer del 2001; il guaio è che per i
computer
> veramente vecchi, il software libero diventa introvabile; supponi di
voler
> riutilizzare un 286, ad esempio: di programmi interessanti ce ne sono,
ma
> sono tutti proprietari (se voglio un ambiente grafico, cosa uso? i
migliori sono Geos o Win 3.1, proprietari, oppure c' è il GEM, ma è
troppo
> limitato).

E fai benissimo. Sarebbe interessante se tu ci dessi un elenco di
pacchetti liberi (con anche i numeri di versioni) utilizzabili con il tuo
vecchio pc. Personalmente penso che sarebbe utile renderlo pubblico (anche
su aclab).


> Comunque, ho trovato un sistema operativo libero che potrebbe dare
qualche
> spunto, sia per riciclare l' hardware esistente (TUTTO), sia per
procurarsi hardware nuovo: tale sistema si chiama Contiki
> (http://www.sics.se/contiki/), supporta il multitasking, il
> multithreading, l' interfaccia a finestre, e c' è un browser web (forse
il
> piu' piccolo al mondo) tra le applicazioni predefinite. I requisiti
sono:
> 42 k di memoria (sì, kilobyte, non megabyte!), e processore a 8 bit:
funziona anche su un commodore 64, e si può usare su processori nati per
applicazioni embedded (come l' Atmel AVR: pensate che tale processore
sia
> tpm-free?;-))

Interessante. L'hai provato?

Purtroppo non è presente nell'elenco dei sistemi liberi della FSF:
http://www.gnu.org/links/
Sarebbe interessante (se ne hai voglia) contattare gli autori e chiedergli
il motivo.


> Eccoci al solito punto; ideologicamente hai ragione, ma tali soluzioni
sono difficili da realizzare in pratica; magari ci riesci, ma finchè lo
fai solo tu non se ne accorge nessuno: e se la tua soluzione è
complicata,
> e impegnativa, ti sarà difficile convincere altri a seguire il tuo
esempio: pochi lo faranno, e sarà difficile ottenere risultati concreti.
Per questo continuo a sostenere che, a problemi pratici, occorrono
soluzioni pratiche; forse non puoi convincere un utente a diventare
sviluppatore, ma puoi convincerlo a non finanziare piu' la realizzazione
di software proprietario (e per questo, il potere di persuasione del
free

Beh, chiunque non chiuda gli occhi davanti alle porcherie sa in che razza
di mondo viviamo. Non credo che la situazione sia migliorabile con i
piccoli gesti quotidiani, il consumo critico e via dicendo. Credo che sia
assolutamente indispensabile un cambio radicale e... beh, non ho mai detto
o pensato che sia facile :)


> bye

Ciao





Maggiori informazioni sulla lista AcLab