[AcLab] chi è il più cattivo?

santec a riseup.net santec a riseup.net
Dom 20 Dic 2009 17:12:42 GMT


> Non voglio andare troppo sul filosofico, ma etica e morale dovrebbero
> essere valori comuni, non personali.... se ti basi solo su ciò che TU
> ritieni giusto, rischi di cacciarti in un vicolo cieco. Secondo me,
> almeno.

E' una questione di definizioni. L'etica è personale, la morale è collettiva.


>> No. Le scelte di cui parlavo io, quelle etiche, sono
>> scontate: inseguire
>> il profitto. Una persona che fa una scelta diversa non può
>> essere un
>> manager. E fin qui non credo di aver scritto nulla di
>> rivoluzionario:
>> credo che nessun difensore del capitalismo abbia mai
>> sostenuto il
>> contrario :)
>
> Personalmente ho visto singoli individui fare scelte molto piu' "avide",
> rispetto a grosse aziende; inoltre, quale e' il confine tra azienda e
> persona? La piccola azienda a conduzione familiare, dove sta? (e spesso,
> in campo informatico, la piccola azienda si comporta ancora peggio di
> quella grande)

Chiaro: se io dico bravo a uno, non esclude che un altro sia ancora più
bravo :)
L'azienda a conduzione familiare spesso è un'azienda solo formalmente...
comunque il mio discorso non era così assoluto da non prevedere nessun
tipo di distinguo :)


> Capisco, ma, come ti ho detto, noi possiamo solo basarci sui fatti: non
> possiamo sapere cosa pensa una persona, non possiamo sapere se fa qualcosa
> in modo disinteressato o se mira ad un profitto personale; possiamo però
> decidere se ciò che fa è utile o no (per noi e per gli altri), e se ci
> sono possibili conseguenze a lungo termine.
>
> Una scelta consapevole va fatta in base a quello che possiamo vedere e
> controllare, non in base a quello che supponiamo o ipotizziamo (altrimenti
> perdiamo veramente la nostra libertà: fare leva su una questione di
> principio, aggiungendo un pizzico di disinformazione, è il modo piu'
> semplice per convincere qualcuno a diventare il tuo schiavo)

Io consiglio di ipotizzare invece. Non mi iscrivo a nessun sito internet,
tranne quelli che utilizzo per la posta o quelli di cui mi fido
particolarmente, proprio perchè non so cosa faranno con i miei dati, e
quello che dichiarano pubblicamente secondo me non è credibile.


> La definizione di "cloud computing", di per sè, è molto vaga: wikipedia
> riporta "In informatica, con il termine cloud computing si intende un
> insieme di tecnologie informatiche che permettono l'utilizzo di risorse
> hardware (storage, CPU) o software distribuite in remoto."
>
> La piattaforma distribuita è fatta come ti ho detto io: il termine usato,
> "cloud", è sicuramente un termine piu' allettante (evoca una "nube" di
> particelle, un supercomputer costruito da migliaia di unità piu'
> piccole... quante volte il futuro ci è stato prospettato così? Si tratta
> di una immagine rassicurante, avveniristica, ideale per il marketing), ma
> il vero nome di ciò che viene fornito è "remote storage", e "Software as a
> Service"; chiamali in quel modo, e vedi che la reazione degli utenti è
> molto diversa; il concetto di "software as a service", quando l' ho
> sentito nominare per la prima volta, mi ha fatto inorridire (implicava l'
> idea di non poter copiare nessun programma, e nemmeno di scriverne di
> nuovi, e di dover usare in abbonamento quelli che si hanno, con la
> possibilità per il fornitore di bloccarti quando vuole), e credo che
> farebbe inorridire la maggior parte degli utenti; per questo usano
> (impropriamente) il termine "cloud
>  computing", che in realtà c' entra poco.

A me pare che il termine cloud computing sia cambiato nel tempo, e che
addirittura nei testi di un'azienda significa una cosa, mentre nei testi
di un'altra azienda può avere un significato diverso. E' comunque un
termine di marketing, perciò forse è normale che venga usato da ognuno
come gli fa comodo, e questo può generare confusione. Ho sentito anche
gente sostenere che il cloud è solo ed esclusivamente SaaS, e sinceramente
non mi interessa molto stabilire chi abbia ragione, basta che parlando ci
capiamo :)
Il calcolo distribuito è quello che dicevi tu e io non ho niente in
contrario.


> Il modello "client-server" è nato molto prima, e si usa ancora adesso; il
> SaaS non è un concetto informatico o tecnologico, ma commerciale, e
> riguarda il metodo di pagamento: con il modello delle licenze e del
> software proprietario, il software viene considerato come se fosse un bene
> materiale, e quindi "comprato" e "venduto", mentre con il SaaS, viene
> considerato, appunto, un "servizio", di cui tu compri una prestazione.

E questo si può applicare a molti servizi che usiamo quotidianamente
tramite browser, perchè indipendentemente dal fatto che siano gratuiti
implicano l'accetazione di un contratto (termini del servizio).


> Se lo fanno due aziende, viene chiamato cloud (o anche se viene fatto all'
> interno della stessa azienda, con diversi server); un mio amico mi aveva
> spiegato proprio come, dove lavorava, stavano appunto realizzando un
> sistema del genere, in cui i dati erano memorizzati su piu' server, e
> quando da un terminale richiedevi una funzione in remoto, non sempre era
> lo stesso server a fornirtela; in questo modo, se un server doveva essere
> spento, non era necessario interrompere nulla, perchè tutte le sue
> funzioni venivano svolte dagli altri.
> La vera tecnologia cloud è questa, e non è una cosa che generalmente
> interessi ai privati cittadini, ma solo alle aziende; per te, l' unico
> cambiamento potrebbe essere che i disservizi al bancomat diventano piu'
> rari (perchè tale struttura dovrebbe resistere meglio ai guasti), o che
> quando vai in un ufficio i crash della rete interna sono meno frequenti,
> ma niente di piu'.
> Questa tecnologia è stata però usata come "scusa" per proporre un certo
> tipo di offerte commerciali, che di per sè non hanno nulla di innovativo,
> ma che vengono presentate come "nuove" grazie al fatto che usano questa
> nuova tecnica.

La tecnologia che tu descrivi esiste da molto tempo, e il termine cloud
non c'era ancora. Ad ogni modo, siccome non implica l'invio dei propri
dati a qualcun altro, o l'utilizzo di hardware altrui, è chiaro che la
critica di Ac Lab non riguarda queste cose...


> Non necessariamente "sporco"; il backup in remoto non è affatto una
> novità, e nemmeno il noleggio di uno spazio di hosting. Il comportamento

Nemmeno la guerra e il virus hiv sono novità :)


> sleale si ha quando si cerca di convincere l' utente a lasciare i dati
> solo online, senza nessuna necessità di ciò, e spesso con
> condizioni-capestro poco chiare (tipo "quando mi gira posso cambiare le
> regole, e posso farti pagare per accedere ai tuoi stessi dati")

Che siano presenti anche in locale o non non cambia nulla, tranne che
magari sei più sicuro di non perderli. Il problema è quando cedi la
proprietà dei tuoi dati ad altri, o gli permetti di fare certe cose senza
aver letto le condizioni d'uso o... quando addirittura queste condizioni
non vengono nemmeno rispettate. E questo non c'è modo di verificarlo.


>> Purtroppo non è così: Linux supporta il cloud computing,
>> per una precisa
>> scelta di Linus Torvalds e di quelli che gli obbediscono
>> ciecamente.
>
> Il trusted o il cloud? Suppongo che tu voglia dire il trusted (qualunque
> sistema con un browser supporta il cloud).

Si certo, scusami.


> Comunque, linux, per quanto ne so, non usa il trusted computing

Stando a Wikipedia lo supporta a partire dalla versione 2.6.13:

*
http://en.wikipedia.org/wiki/Trusted_Computing#Hardware_and_software_support
*
http://it.wikipedia.org/wiki/Trusted_computing#Supporto_del_Trusted_Computing


> Non saprei... puoi dirmi dove l' hai sentito?
> Perchè le schede wireless (come tutte le schede di rete) hanno sempre
> usato funzioni proprietarie (incluse nel firmware) per avere un mac
> address fisso, ad esempio (e le schede wireless hanno altre funzioni
> proprietarie non modificabili che impediscono loro di "invadere" le
> frequenze già usate da altri, ad esempio).

Esistono schede wireless (e non wireless) che usano esclusivamente
firmware libero.


> Per trasmettere tutti i miei spostamenti, occorrerebbe:
> -sapere la mia posizione (non così semplice, a meno che il mio computer
> non abbia un GPS integrato
> -Avere la scheda accesa (ma questo inciderebbe sul consumo della batteria)
> -Trasmettere via radio i dati della mia scheda; ma ti ricordo che io
> potrei non essermi collegato ad un router wifi pubblico: magari il router
> a cui mi collego è a casa mia (voglio potermi collegare da ogni stanza,
> quindi ho il router in una stanza, attaccato alla linea, e il portatile
> collegato ad esso col wifi); se sul router uso un driver aperto, che mi
> consente di monitorare tutto ciò che viene trasmesso, mi accorgerei subito
> se sono state aggiunte informazioni extra dalla scheda (soprattutto se la
> trasmissione è in chiaro, la presenza di dati cifrati che non dovrebbero
> esserci sarebbe quanto meno sospetta); sai quante denunce partirebbero?

No, è sufficiente inviare a un server i tempi di risposta delle stazioni
più vicine. Chiaramente spegnerla è un buon rimedio :) Quanto alle
denunce... mah.


> C' era un progetto di OpenBIOS, mi pare... il fatto è che non so se ho il
> coraggio di riflasharlo (un errore può essere molto difficile da
> rimediare)

A parte questo (che è un problema serio), prima devi controllare che sia
compatibile con la tua scheda madre (per esempio quelle troppo recenti non
funzionano, perchè il supporto viene aggiunto solo dopo che una scheda è
sul mercato... e questo può richiedere molto tempo).
Ad ogni modo io mi riferivo anche ai progetti dell'hardware. Devono essere
condivisi.


> Per il momento no.... quello che dico è che forse non è così lontano come
> sembra (un circuito elettronico si può già fare, ed esistono anche sistemi
> specializzati per la stampa di minicircuiti)
>
> Non sto parlando di stampare un multicore.... ma forse tra qualche anno si
> potrà pensare ad un Z80 ;-)

Sarebbe divertente :)


> Come mi hai fatto notare, forse non sono liberi al 100%, comunque;
> sul mio vecchio PC, ho ottenuto i migliori risultati con Knoppix (versione
> 5, la 6 ha una dotazione più scarsa): il mio computer incontra

in che senso?

> perfettamente i requisiti hardware ottimali (128 Mb di ram, in
> particolare), e la dotazione software di knoppix è ottime (Iceweasel, KDE,
> OpenOffice, GCC, GIMP, e altri)
>
> Inoltre, si può mettere in dual boot, o avviare anche da una partizione
> FAT 32 (quindi non occorre neanche riformattare, se vuoi conservare i dati
> che avevi già)
>
> Per sistemi meno potenti, un buon compromesso è DamnSmallLinux (in 50 mega
> hai comunque un corredo di software decente). I requisiti minimi sono 16
> Mb di ram e 100 Mb di hard disk.

E' ancora mantenuto? Ha un ambiente desktop? Quale?


> Per sistemi ancora più vecchi, BasLinux (un derivato di Slackware); può
> partire anche da floppy (occupa due dischetti), supporta X11, con links2
> hai un browser grafico, puoi metterci anche AbiWord. Con un po' di fatica,
> bastano 8 Mb di ram (avevo sentito che, con lo swap, si riesce anche con
> 4, ma nelle prove con emulatore non ci sono riuscito)
>
> Comunque, non c' è solo linux: freedos e minix, ad esempio, funzionano
> anche con sistemi inferiori.
>
> Con il GEM, freedos permette di avere un ambiente grafico a finestre, ed
> una suite di programmi, anche su un preistorico 8086 (il GEM era software
> proprietario, ma la Digital Research ne ha rilasciato successivamente i
> sorgenti con licenza libera)
>
> Non ho trovato nulla per i sistemi "intermedi" (286, e 386 con poca ram);
> pensavo al GEOS, ma è software proprietario, e pur essendo "obsoleto" i
> proprietari non lo mollano (ho provato a chiedere, e le risposte che ho
> ottenuto mi hanno solo fatto odiare ancora di più il software proprietario
> :-( )
>
> Provare a realizzarne uno? Purtroppo per tali sistemi quasi tutto il
> software (inclusi i linguaggi di programmazione) erano proprietari.

Peccato


> La licenza, di per sè, è libera; forse alla fsf non lo conoscono,
> semplicemente (in tal caso bisogna chiedere alla fsf, più che agli autori)

In alcuni casi ho chiesto agli autori di alcune piccole distro il perchè
non fossero presenti in quell'elenco, e loro mi hanno risposto onestamente
(dopodichè, in base alla risposta, ognuno può fare le sue valutazioni).



> Capisco, ma non si può pensare di cambiare tutto il mondo da soli: si può
> invece pensare di iniziare una "reazione a catena", in cui altre persone
> aderiscano alle nostre scelte perchè si rendono conto che è utile anche a
> loro (ad esempio, usare il software libero perchè è gratuito, riciclare il
> vecchio hardware perchè costa molto meno che comprarne di nuovo, e così
> via), e comincino a promuoverle; in questo modo, si può "smuovere" un
> numero di persone sufficiente
>
>
> bye
>

Ciao!





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