[AcLab] minimalismo: contromosse

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Mer 16 Set 2009 13:13:32 BST


Comprendo perfettamente, ma, a meno che tu non abbia la possibilità di fornire l' hardware per tutti, dobbiamo tener presente che per realizzare quanto dici sarebbe comunque necessario acquistare hardware (o almeno riciclare quello vecchio), e che se si troverà in vendita solo hardware con prestazioni ridotte (o se si dovranno riutilizzare computer presi dalle soffitte o dalle cantine) occorrerà un software adeguato.
 
Del resto, ipotizziamo pure di essere in grado di fornire anche l' hardware: hardware libero, con processori progettati e realizzati da noi, magari realizzati con una stampante .... non sto delirando, leggete:
http://gizmodo.com/5028069/scientists-make-first-paper+based-transistor
http://www.spectrum.ieee.org/computing/hardware/paper-transistor
http://www.americanscientist.org/issues/pub/printing-plastic-transistors
 
Pensate che sia più fattibile realizzare una versione "artigianale" di un quad-core, o di un umile 286?
Ok, sto esagerando, ma era per rendere l' idea.
 
Quindi, per progettare il "microsistema alternativo", i punti essenziali sarebbero:
 
-portatili: occorre la possibilità di usarli come computer indipendenti, ed occorre la possibilità di usarli come terminali verso qualsiasi fornitore. Possiamo aspettarci che in futuro ne vendano alcuni "castrati" in modo da funzionare solo come terminali, e solo verso uno o due fornitori (già lo stanno facendo con i cellulari): quindi, occorre un sistema operativo libero, abbastanza piccolo da poter funzionare sempre, e potrebbe non essere male riuscire a realizzare un portatile con hardware open. Io suggerivo di basare il software di tali portatili su freedos, ma anche haiku, damnsmalllinux o aros potrebbero andare: l' ideale sarebbe di averli a disposizione tutti, poi ognuno si sceglie quello che vuole
-server: molti vecchi computer vanno bene; proponevo anche di valutare soluzioni come i plug computers (costano meno e consumano meno), così ognuno può avere il proprio server sempre acceso in casa. Naturalmente, il sistema operativo da usare sarebbe linux, o al massimo freeBSD, non ci sono tante alternative. Oltre ad usarli come server (magari anche con X server, oppure con eyeos), si potrebbero usare anche per il grid computing e per servizi P2P: i dati che non intendo tenere segreti potranno essere copiati su più peer, così sarà più facile conservarli.
-connessioni: l' ideale sarebbe una rete wimax, almeno per le brevi distanze, così non si dipende da nessun mediatore. Una rete criptata serve a poco, perchè anche se non si può decifrare un flusso criptato lo si può sempre bloccare (sapevo che alcuni provider progettavano di filtrare il traffico criptato). La soluzione potrebbe essere un approccio ibrido, in cui per collegarmi a un server nella mia città uso il WiFi (mi collego direttamente, se è a portata, o indirettamente usando gli altri nodi come ripetitori), mentre uso Internet solo se mi devo collegare più lontano (ma non è detto che le mie informazioni passino dal mio punto di accesso, magari passano dal punto di accesso del mio vicino e viceversa). Il VoIP potrebbe passare attraverso il wifi (molte delle chiamate su cellulare sono verso persone che si trovano a distanza ridotta), e così sarebbe del tutto gratuito.
 
--- Mer 16/9/09, al3xu5 / dotcommon <dotcommon a autistici.org> ha scritto:


ciao a tutti/e

in questo periodo non ho tempo di nulla ma vorrei comunque dire
qualcosa anche io su questa questione

la mia sensazione è che nell'ampia ed interessante discussione si sta
perdendo di vista qualcosa, "adagiandosi" su dei paradigmi che ci
vengono "imposti"...

chi l'ha detto che ci devono essere dei gestori che centralizzano certi
servizi, che accumulano (sottraendoceli) dati, informazioni e
conoscenza, portandoci ad auto-minimalizzarci (cosa in se e per se non
negativa) per "contrastare" qualcosa che così invece, di fatto,
accettiamo e subiamo?

la rete è per "natura" distribuita, le persone hanno capacità
intellettive, sono capaci di organizzarsi, di collaborare e
condividere...

allora forse si tratta di rifiutare e di uscire da certe impostazioni e
logiche "mercantili" che ci prospettano le cose in un certo modo come
fosse l'unico mentre unico non è, che ci condizionano fino a farci
accettare e desiderare cose che altrimenti non accetteremmo e che non
vorremmo, che ci fanno "combattere" contro qualcosa standone
però talmente all'interno da risultarne parte essenziale...

potremo autorganizzarci, potremo autogestire dati e servizi, potremo
condividere capacità, conoscenze, esperienze, potremo evitare di
affidare i nostri dati, i nostri pensieri, le nostre
creazioni e la nostra socialità a chi è interessato solo ai soldi o al
controllo sociale... 

insomma (e cito il manifesto di aclab): 
"Autogestione di ciò che abbiamo, autorganizzazione delle nostre vite,
autodeterminazione di ciò che siamo. Condividendo sforzi, saperi e cose
materiali."

dunque, non cercare soluzioni per sopravvivere dentro un "sistema" che,
in questo modo, finiamo per accettare, ma cercare dell'altro, un NOSTRO
(di tutti gli uomini) microsistema alternativo, fondato da e su NOI
stessi, che ci permetta di riappropriarci delle nostre vite, fuori da
schemi di "mercato", di potere e di controllo...

voglio mandarvi delle email dal mio piccolo server di posta senza
dover consegnare la mia vita ai messaggi di facebook, voglio parlare
con voi sul server IRC gestito da qualcuno di voi senza essere
tracciato dalla chat MSN, voglio scrivere poesie insieme a
chi voglio senza che google si appropri della mia anima...

spero che da queste poche righe si capisca il senso di quanto cerco di
dire... e che mi scuserete se non ho tempo per argomentare meglio


saluti fraterni
al3xu5 / dotcommon

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