[AcLab] R: esempi di profilazione occulta

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Mer 23 Set 2009 13:01:21 BST



--- Mer 23/9/09, NW/315 <nw315 a cryptolab.net> ha scritto:


Sono convinto che il tuo ragionamento sia corretto soprattutto per
quanto riguarda l'ultima parte, cioè che sia meglio non avere un account
su FB o su altro Social network tranne nei casi in cui sia utile per
esempio per scopi pubblicitari.
Di fatto sarebbe stupido dire che myspace music non abbia contribuito a
dare luce a gruppi e fenomeni musicali che senza di esso ne avrebbero
avuta molta meno.
Anche mettere sù un sito web comporta il fatto di mettere in giro
informazioni, dipende quale è il motivo per cui lo si fa. Se vendo miele
devo lasciare un mio contatto, diversamente la pubblicità sulla rete non
serve a nulla.
 
 
Direi che questo discorso è valido anche nel senso più generale, per qualsiasi informazione, e non solo per i dati personali: un cantante magari si oppone al fatto che tutta la sua musica si trovi online, ma caricherà lui stesso alcuni brani, per farsi conoscere; un programmatore può essere disposto a rilasciare il suo lavoro come software libero, così il suo programma si diffonde, e ci sarà gente che vorrà assistenza o versioni personalizzate.
 
Quello che invece crea problemi sono le mezze misure: musica con DRM e software proprietario chiuso: questi tentativi di mettere online una informazione, mantenendone il controllo con una sorta di "guinzaglio", oltre ad essere costosi e poco pratici, finiscono con il limitare la libertà di tutti. Si dovrebbe ipotizzare un discorso del genere anche per i dati personali?
Attualmente, le norme al riguardo si traducono solo in un mucchio di burocrazia: consenso al trattamento dei dati, accettazione dei termini di servizio... chiamateli come volete, il 90% degli utenti non li legge neanche, e li considera una seccatura, cliccando su "accetto" automaticamente. Meglio, quindi, accettare la realtà e regolarsi di conseguenza: una volta che i dati sono in rete, appartengono a tutti, di fatto; se la circolazione di questi dati è vantaggiosa per l' utente (es. pubblicità della propria attività), l' utente li inserisce, altrimenti no.
 
Va anche detto che i dati personali sono una ottima "merce di scambio": io sono abbastanza restio a pagare per un contenuto digitale (e credo che lo siate anche voi), perchè in genere non viene venduto il contenuto, viene venduta solo una licenza: licenza che al venditore non costa assolutamente nulla (non fa altro che autorizzarmi un download). Se si trattasse di comprare il contenuto (nel senso che, quando ce l' ho, posso farne quante copie voglio, venderle o regalarle, o modificarle), io accetterei di pagare, ma comprare una licenza ha il sapore di una truffa. Il prezzo in denaro, in genere, si stabilisce con la legge della domanda e dell' offerta: se una risorsa è limitata, e tutti la vogliono, si ha una sorta di "asta" in cui il prezzo aumenta finchè qualcuno non molla: il denaro non è altro che un' unità di misura, che consente di comparare il prezzo di oggetti diversi. Se però una risorsa è illimitata (come ad esempio il software), in
 teoria il prezzo in denaro dovrebbe scendere a zero (fare una copia non costa, e ne posso fare infinite), quindi il denaro non è l' unità di misura adatta. Non avendo una "moneta" adatta per pagare i beni digitali, una buona soluzione è il baratto: si paga con altri beni digitali (questo modello viene accettato più volentieri, perchè sia il compratore che il venditore non rinunciano fisicamente a nulla, e ottengono qualcosa); questo modello funziona bene sul software libero (ti do il programma gratis, ma se aggiungi qualcosa lo dai a me gratis), su wikipedia (puoi leggerla gratis, ma in cambio scrivi qualche lemma), sulle reti P2P (anche se a volte in questi casi è illegale), in parte anche su youtube (offri qualche filmato e puoi vedere gli altri). Ma non tutti hanno la capacità di creare contenuti nuovi: invece, tutti hanno qualche dato personale, che può interessare ad una grossa compagnia; si cedono i propri dati personali in cambio,
 magari, di musica, o di filmati, o di foto, o news. Vale il prezzo? O è preferibile pagare in denaro?  
 
 

Quindi, da una parte ci sono motivi che possono portare a lasciare dei
dati sulla rete volontariamente, dall'altra ci sono situazioni
assolutamente non necessarie in cui molti lasciano troppe informazioni
pur non avendo in realtà nessun motivo apparentemente valido per farlo.
 
Come ho detto prima, i propri dati hanno un valore intrinseco: magari si può essere disposti a spenderne una parte (in fondo, magari ci sono cose che per qualcuno valgono di più della privacy, e visto che la privacy è sua, se la vende sono affari suoi), ma è da stupidi cederli senza rendersi conto delle conseguenze.

Sono proprio queste informazioni private che formano la base per una
raccolta di informazioni personali da parte di chi ha interessi nel
mondo del marketing e quindi del controllo sociale.
Infatti, i dati personali sono una risorsa digitale molto più monetizzabile delle altre, non a caso Google, che offre contenuti e servizi validi, la cui realizzazione è sicuramente costosa, in cambio di dati personali, guadagna parecchio.

Personalmente ho smesso di riportare una quantità di situazioni relate a
fb ed alla perdita di privacy oppure quelle relative all'uso del dato
esterno rilevabile su FB che viene utilizzato da Tribunali, agenzie
delle entrate, avvocati e chi più ne ha più ne metta.

Questi fatti sono nella rete di tutti i giorni, ma se anche vengono
letti, quando vengono letti, lasciano la maggioranza indifferente.

Un vero boicottaggio sarebbe possibile solo se il 90% degli utenti
usasse -fB allo scopo di fornire false informazioni all'esterno.
Sballare le statistiche ed il data mining in pratica, con informazioni
non veritiere. farebbe ridere ma sarebbe assolutamente impossibile.
 
FaceBook ha una struttura fatta per espandersi: più utenti sono iscritti, più utenti saranno attirati, più per la curiosità di vedere la pagina di un loro amico che per altro; per poter vedere queste pagine, però, bisogna iscriversi (ed ecco il motivo dell' espansione: siti, come Geocities, che offrivano le pagine personali ci sono sempre stati, ma non incoraggiavano nuovi ingressi, perchè chi visitava la pagina non era tenuto a registrarsi). E' il concetto del "baratto" portato all' estremo: FaceBook non offre niente di suo, offre solo una parte dei dati personali degli altri, in cambio di quelli di chi si iscrive.
 
Per fermare un modello del genere non basta gridare "NO!", bisogna proporre un modello alternativo, che abbia la stessa capacità "autocatalitica" (cioè, ogni nuovo arrivato ha interesse ad aderire, e a propagare il modello anche ad altri), e che tuteli gli utenti: software libero e wikipedia sono esempi di tali modelli, ce ne sono altri? Un modello derivato dai vecchi newsgroup e da IRC, in cui la comunicazione avveniva rifugiandosi dietro la riservatezza dei nickname, magari?



Salute!

NW
bye


      
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