[AcLab] speculazioni...

Federico Razzoli santec a riseup.net
Lun 2 Apr 2012 13:40:04 UTC


Per la gioia del giornalismo-telenovela di certi "siti tecnici" Facebook
ora è finalmente quotato in borsa, e si sa il suo valore: 100 miliardi e
passa.
http://www.mrwebmaster.it/news/facebook-vale-quasi-103-miliardi-dollari_7353.html

A questo punto, approfittando dell'isteria collettiva, probabilmente si
quoteranno presto anche i suoi concorrenti, riempendosi le tasche coi
soldi di milioni di persone che sono convinte di puntare su "titoli
sicuri".

Ma il punto è: una volta che sai che mi piace Gigi d'Alessio, che la mia
compagna mi ha fatto le corna a mia insaputa e che quando ero bambino ho
fatto petting con mia cugina, che ritorno economico hai? Si, d'accordo, a
ogni click vedrà una pubblicità di un diverso cantante neo-melodico
napoletano (che culo!), mi arriveranno mail di decine di siti che vengono
dvd erotici di cugine violentate e quando aprirà una discoteca nel mio
quartiere lo saprò da Facebook. E poi?
Poi niente, perché se quando c'era berlusconi a fine mese bestemmiavo,
adesso bestemmio al 15, e le case discografiche e i siti porno dovranno
farsene una ragione. E non è vero che questo sta succedendo solo in
Italia: l'aumento delle differenze sociali è una scelta politica che è
stata fatta prima che berlusconi nascesse, ora sta semplicemente arrivando
alle sue conseguenze estreme.

Poi, certo: il valore di Facebook non è dato solo dalle potenzialità di
marketing. I governi vogliono avere a disposizione più informazioni
possibili: le telecamere sono a ogni angolo, se vai a vedere sulla base di
cosa la gente viene arrestata (anche nel caso di immigrati clandestini) le
prove sono quasi sempre le intercettazioni telefoniche e da sempre le sedi
dei circoli politici sono piene di microfoni.
Va bene, tutto torna. Ma fino a che punto? Voglio dire, anche tenendo
presente che molte informazioni apparentemente inutili un domani possano
essere utili a chi le acquisisce, perché magari la mia vicina domani viene
licenziata dalla Yamaha e disperata decide di mettere una bomba alla sede
di Equitalia, e verrà fermata perché farà l'errore di cercare "polvere
nera" su Google e iscriversi alla pagina Facebook "Tutto quello che hai
sempre voluto sapere sui combustibili"... però: cosa gliene frega al
prefetto se da piccolo ho fatto petting con mia cugina e mi piace l'ultimo
singolo di Gigi D'Alessio? (ci tengo a precisare che il suddetto
"cantante" non mi piace affatto, è solo un esempio!)

Certo, la moda dello spionaggio insensato non passerà, e chi ha il potere
di acquisire informazioni non rinuncerebbe a farlo nemmeno se si
convincesse che non serve a niente. Più uno è un ometto da nulla, e più ha
bisogno di fare cose che lo facciano sentire un dio. Se l'idea di scoprire
le abitudini sessuali di vostra nonna non vi attira, significa che non
siete abbastanza insignificanti. Ma state certi che l'appuntato della
caserma dietro casa vostra darebbe un occhio per saperlo!

E allora? Allora Facebook vale, vale eccome; ma non 100 miliardi. Primo,
perché la maggior parte delle informazioni che acquisisce non serviranno
mai a niente e a nessuno (e mantenere un database e un sistema informativo
come il loro deve costare MOLTO). Secondo, perché non è l'unico social
network in grado di fornire quelle informazioni, è solo quello che
attualmente va di moda. Ad esempio sono convinto che Twitter, con i suoi
messaggi striminziti e i suoi tag, raccolga più informazioni e molta meno
spazzatura, con un ben diverso rapporto tra spesa e guadagni, mentre chi
vuole fare spionaggio industriale, "forse" preferisce rivolgersi a un
servizio come LinkedIn, che ti obbliga a specificare con chi hai lavorato,
quando, in quale azienda, se ti sei trovato bene, etc. Terzo, perché è
inutile cercare di vendere qualcosa a qualcuno che ad ogni anno che passa
guadagna di meno. Forse Monti ha letto troppi libri di nientologia per
ricordarselo, ma aumentare la produzione serve solo se aumentano i
consumi. Quando un concetto ti sembra semplice e i professori lo ignorano,
forse non significa che tu non capisci bene, ma che i professori non
valgono poi tanto.

Insomma: vi ricordate il crack del petrolio? Essenzialmente era dovuto al
fatto che le tre agenzie di rating hanno fatto credere che le società
petrolifere valessero il doppio di quanto valevano, e la differenza invece
di generare valore e poi tornare nelle tasche degli investitori,
indirettamente è finita in quelle delle agenzie.
Ecco, con i social network secondo me sarà la stessa cosa, ma...
moltiplicata per 10.
Auguri agli investitori.

f.






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