[AcLab] Abandonware e software "usa e getta"

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Dom 30 Ago 2009 09:59:25 BST


Io ho ancora dei vecchi dischetti, delle vecchie cassette per Commodore 64, e addirittura delle cartucce per atari 2600: molti di essi funzionano ancora (e per quelli che non funzionano, posso ritrovarli sui siti di abandonware); ogni tanto può essere piacevole rigiocare a titoli "storici", come Monkey Island o Indiana Jones and the fate of Atlantis, o addirittura Spy Hunter o Impossible Mission (gli emulatori vengono in aiuto), anche se si tratta di giochi obsoleti, ma... se adesso mi prendessi una console OnLive (per il cloud gaming), tra dieci anni potrò ancora giocare ai miei giochi preferiti? Quasi certamente no, perchè non ci saranno più; ce ne saranno altri, ma non è detto che mi piaceranno altrettanto (per la cronaca, è lo stesso motivo per cui odio concetti come il DRM e il trusted computing). Inoltre, quanti si divertivano a patchare i giochi, aggiungendo cheat mode per vedere i livelli nascosti (o i glitch e i bug?)? A volte era più
 divertente del gioco stesso... ed anche questo rischia di sparire. 

Ma non ci sono solo i giochi: ho ancora dei vecchi programmi in QBasic, fatti per lavorare su database scritti in DBase III: funzionano ancora perfettamente, ammesso di avere il DBase III (che non è più in commercio, ma si può trovare su vecchi floppy, o su siti di abandonware); per applicazioni molto specifiche, posso ancora usarlo (ed eventualmente convertire i dati in un formato più moderno solo alla fine. Al contrario, ho uno script realizzato tre anni fa usando le API di Google Maps: non funziona più, perchè tali API, considerate obsolete, sono cambiate, quindi dovrei riscrivere tutto (e con il mio browser funziona male).
Quindi, il modello "software as a service" uccide la personalizzazione, ed uccide l' abandonware.


Tra i miei vecchi floppy, però, ho trovato anche qualcos' altro: raccolte di shareware, con funzioni bloccate, che ormai non sono più sviluppati (quindi non posso ordinare la versione completa), nè diffusi (quindi, il crack è introvabile), e di cui ormai esistono alternative libere; programmi per la compilazione del 740 (forse funzionerebbero ancora, ma per cosa? le norme sono cambiate, non servirebbero a niente), corsi multimediali (il cui contenuto sarebbe potuto essere archiviato in un banale file di testo, ma visto che dovevano riempire un CD hanno aggiunto un mucchio di immagin e musichette a caso), questionari interattivi (che riproponevano sempre le stesse domande), tutta roba che non mi interessa conservare (i floppy si potevano riformattare, i CD-rom no... ora sono inutili quanto un CD-r bruciato).
Per giunta, spesso era obbligatorio installarli (servivano per la scuola o per il lavoro), non si potevano usare delle alternative (per il 740, ad esempio, c' era solo quello "ufficiale"), ed erano stati sviluppati frettolosamente, in modo penoso: magari erano realizzati in Visual Basic, e per installarli era necessario installare centinaia di VBX (antesignani dei famigerati ActiveX), e poi non c' era procedura di disinstallazione (così si lasciavano sul computer un mucchio di file inutili, che interferivano con altri programmi); oppure il programma richiedeva 600K di memoria convenzionale, e perciò occorreva modificare CONFIG.SYS e AUTOEXEC.BAT (disattivando magari modem e scheda audio); o, ancora, si rifiutava di funzionare se non trovava la scheda audio, e poi la usava solo per fare una musichetta e due beep. Per giunta, in genere questi programmi erano fatti per essere usati una volta o due e basta... oggi, vi piacerebbe dover installare l' ultima
 versione del .NET o della JVM per far partire un programma da 500K, che dovete usare una volta sola? E non parliamo, poi, di chi aveva un altro sistema operativo... questi programmi erano tutti per dos o windows (sempre l' ultima versione, gli sviluppatori seguivano le ultime mode)... e chi aveva OS/2, ad esempio, era tagliato fuori.

Per questi programmi, malfatti, quasi inutili, ma praticamente obbligatori (pensate anche ai programmi che devono usare i professionisti... provate a chiedere al vostro medico di base se si trova bene con il programma che deve usare per tenere le cartelle, e che deve aggiornare ogni anno, probabilmente scoprirete che lo odia), le versioni online sono una buona alternativa: niente installazione, poche incompatibilità (spesso funzionano con qualsiasi browser), ho sempre l' ultima versione (che è l' unica che serve), nessuna disinstallazione (quando eco dal sito è tutto finito), nessun residuo. Anche la tutela della privacy diventa un problema relativo: visto che tanto la dichiarazione dei redditi deve essere inviata al ministero delle finanze, se per compilarla uso un servizio online disponibile sul loro sito non rivelo loro nulla di più di quanto avrei dovuto comunicare comunque al momento della consegna.

Anche per i programmi shareware (che spesso si lasciavano dietro files nascosti o chiavi di registro fasulle, per segnalare che l' avevi già usato per i 30 giorni concessi), il modello saas può essere utile: non è possibile craccare il programma, e l' autore può offrire un servizio del tipo "pay per use", oppure visualizzare delle schermate pubblicitarie e offrire il servizio gratuitamente; se il programma mi serve una volta sola (magari è un programma per progettare biglietti di auguri: quante volte conto di usarlo? una volta a Natale ed una a Pasqua, magari, non di più), preferisco sorbirmi un banner pubblicitario un paio di volte piuttosto che acquistare il programma completo, con 800 clipart, che non userò mai (certo, l' ideale sarebbe usare software libero, ma i programmi liberi di solito sono fatti per utilizzi più generici... disegnare un biglietto di auguri con GIMP è possibile, ma richiede molto più tempo di un programma specifico nato
 per quello).

Quindi, il modello "software as a service" può essere utile per i programmi realizzati con una filosofia del tipo "usa-e-getta", ed in altre applicazioni di nicchia; sinceramente, mi sembra comunque meglio del "trusted computing" proposto per gli stessi scopi da microsoft, in cui l' applicazione veniva installata sul mio computer ma obbediva al controllo di altri, perchè tale soluzione richiedeva che sul MIO computer ci fosse una parte del sistema operativo sotto il controllo di altri, e non escludibile (in teoria, una piattaforma di trust computing potrebbe impedirmi anche di usare linux o openoffice, avete visto cosa sta accadendo con l' iphone), mentre un sistema cloud computing non mi toglie nulla dei servizi che ho già (anche su un netbook economico, con SSD da 4 Giga e niente hard disk, posso installarmi ad esempio Knoppix (in 700 MB ho linux, openoffice, gimp, WINE, mikmod, mplayer e tanta altra roba), e collegare una chiavetta o un hard disk
 esterno (e quelli non spariranno dal commercio, anche se si affermano le piattaforme di cloud computing, perchè sono insostituibili in troppe situazioni). Di certo, l' idea di passare tutto il proprio software ed i propri dati nella nube è da incoscienti (purtroppo il mondo ne è pieno), ed occorre vagliare attentamente cosa tenere offline e cosa online.



      



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