[AcLab] R: google sharing

al3xu5 / dotcommon dotcommon a autistici.org
Sab 20 Nov 2010 19:59:01 UTC


Il giorno sabato 20/11/2010 01:01:24 CET
santec a riseup.net ha scritto:

> > la clausola virale
> 
> So che entrambi avete usato questo termine tra mille virgolette e con
> licenza... 

si, solo per capirci fra noi

> e mi dispiace rompere le scatole su questioni
> terminologiche... ma possiamo evitare di usare un termine inventato
> da Gates, che è riuscito a far alterare perfino Eric Raymond?

beh hai ragione... alla fine le parole comunque producono
effetti, per cui ok: evitiamo

> Virali sono le violazioni della libertà, una volta che ricevo un
> programma con tutti i diritti riservati me lo scordo di usare la AGPL
> o la succitata BSD. 

cosa (usare codice aperto) che, invece, fa spesso e volentieri chi
produce software proprietari... con particolare predilezione per quello
BSD-like...

> Allora si che si può parlare di virus, di cancro
> e di programmatori che dovrebbero andare a zappare (citazioni tratte
> tutte dallo stesso personaggio).

eh già

> > dico anche che oramai anche la FSF ha ammesso, in pratica, che la
> > GPL usata sul web finise per essere di fatto come una licenza
> > proprietaria... non a caso c'è stata la GPLv3 e, soprattutto, la
> > AGPL che, guarda caso, è incompatibile con la GPLv2...
> 
> Se lo ha ammesso è schizofrenica: Savannah ti permette di registrare
> un progetto web GPL2, o addirittura LGPL...

beh... FSF lo ha ammesso in modo indiretto, e comunque concordo sul
fatto che spesso FSF si comporti in modo contraddittorio

> [...] La new economy non è altro che una
> "reificazione 2.0", in cui non solo si vendono le proprie energie e
> il proprio tempo a chi detiene i mezzi di produzione rinunciando
> completamente al frutto del proprio lavoro... ma si vendono i propri
> sentimenti, i pensieri più intimi, la propria storia, la vita di
> relazione, le opere della mente senza nemmeno saperlo! Anzi entro una
> certa misura si vendono pure sentimenti pensieri e storie altrui! Li
> si vende a chi detiene la proprietà di un server e di un manipolo di
> markettari. In questo modo niente di ciò che compone l'essere umano
> sfugge alle leggi di mercato.

CONCORDO E SOTTOSCRIVO IN PIENO

e viso che me ne dai occasione, cito:
"Noi ci troviamo oggi di fronte a una tendenziale egemonia del lavoro
immateriale (intellettuale, scientifico, cognitivo, relazionale,
comunicativo, affettivo, ecc.), che caratterizza sempre di più il modo
di produzione e i processi di valorizzazione. E' evidente che questa
forma di lavoro è interamente subordinata a dei nuovi modelli di
accumulazione e di sfruttamento. Questi ultimi non possono più essere
interpretati secondo la classica legge del valore-lavoro: si intende
infatti per valore-lavoro la misura del lavoro secondo i tempi
impiegati nella produzione. Ora, il lavoro cognitivo non è misurabile
in questi termini: esso è anzi caratterizzato dalla sua dismisura,
dalla sua eccedenza. Il lavoro cognitivo è legato al tempo della
vita da rapporto produttivo: se ne nutre alla stessa maniera in cui a
sua volta lo modifica. I suoi prodotti sono prodotti della libertà e
dell'immaginazione. L'eccedenza che li caratterizza è precisamente
questa creatività. [...] I processi di organizzazione del lavoro
sociale gestiti dal welfare state hanno interamente investito la
società. L'azione sovrana si è progressivamente definita all'interno di
un biopotere sempre più vasto, esteso a tutto il campo sociale. Si è
passati dalla disciplina dell'organizzazione individuale del lavoro al
controllo delle popolazioni. Il processo di sussunzione reale della
società sotto il capitale si è qui espresso in tutta la sua potenza.
[...] tutte le forme di produzione sono definite fin dal principio come
omogenee tra loro al fine del profitto. Il capitale, in questo caso, si
limita a captare e ad accumulare il lavoro sociale. Per dirlo in
termini foucaultiani, si è passati da un regime disciplinare a un
regime di controllo. [...] Il governo biopolitico della società diviene
così tendenzialmente totalitario."
(da: Negri A., Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica
politica. Milano: Feltrinelli; 2008.)

> [...]
> Va comunque detto che, se io so che un pacchetto non è libero, la
> scelta di utilizzarlo è mia. Perciò io non approverei la scelta di
> Debian, ma comunque la rispetterei... 

ancora una volta non posso che essere d'accordo... 

il punto (per Debian ma, molto molto di più per altre distribuzioni,
Ubuntu in testa a tutte) è che se il kernel che si usa è quello di
Linus e non quello libre ("liberato" da blob ecc.), se nei repo main ci
sono pacchetti nonfree, se tra le applicazioni installate di default ce
ne sono anche di nonfree e/o applicazioni che installano/suggeriscono
addon/formati non liberi, allora queste distribuzioni non dovrebbero
presentarsi e "promuoversi" dicendo di essere libere, parlando di
software libero o di libertà...

saluti
al3xu5 / dotcommon

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