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santec a riseup.net santec a riseup.net
Sab 20 Nov 2010 23:36:29 UTC


> e viso che me ne dai occasione, cito:
> "Noi ci troviamo oggi di fronte a una tendenziale egemonia del lavoro
> immateriale (intellettuale, scientifico, cognitivo, relazionale,
> comunicativo, affettivo, ecc.), che caratterizza sempre di più il modo
> di produzione e i processi di valorizzazione. E' evidente che questa
> forma di lavoro è interamente subordinata a dei nuovi modelli di
> accumulazione e di sfruttamento. Questi ultimi non possono più essere
> interpretati secondo la classica legge del valore-lavoro: si intende
> infatti per valore-lavoro la misura del lavoro secondo i tempi
> impiegati nella produzione. Ora, il lavoro cognitivo non è misurabile
> in questi termini: esso è anzi caratterizzato dalla sua dismisura,
> dalla sua eccedenza. Il lavoro cognitivo è legato al tempo della
> vita da rapporto produttivo: se ne nutre alla stessa maniera in cui a
> sua volta lo modifica. I suoi prodotti sono prodotti della libertà e
> dell'immaginazione. L'eccedenza che li caratterizza è precisamente
> questa creatività.

Credo però che questo sia stato più o meno vero, almeno a partire
dall'epoca di Gorgia che insegnava la retorica. Banalizzando, ma neanche
tanto, la sua dimostrazione retorica del fatto che noi non esistiamo e di
altri paradossi, era una campagna pubblicitaria per la sua attività di
docente nasceva ovviamente dal fatto che aveva molto tempo da perdere :)

Almeno Gorgia ai suoi tempi era disprezzato perchè vendeva i frutti del
suo intelletto; oggi certi attivisti scrivono fior di documenti per
spiegare che vendere il software libero è giusto.


> [...] I processi di organizzazione del lavoro
> sociale gestiti dal welfare state hanno interamente investito la
> società. L'azione sovrana si è progressivamente definita all'interno di
> un biopotere sempre più vasto, esteso a tutto il campo sociale. Si è
> passati dalla disciplina dell'organizzazione individuale del lavoro al
> controllo delle popolazioni. Il processo di sussunzione reale della
> società sotto il capitale si è qui espresso in tutta la sua potenza.

Individuale?? Mah... a me sembra che storicamente le fabbriche abbiano
esercitato un controllo collettivo sugli operai e sulle loro famiglie,
pensate a chi possedeva la squadra di calcio tifata dai suoi dipendenti
(l'avvocato, il cafone toscano, il magnaccio di Arcore...), o a chi
costruiva o finanziava le scuole dove gli operai mandavano i figli, per
poi assumerli quando il padre andava in pensione. E dove questo controllo
dal volto buono mancava, era perchè i lavoratori erano già uniti e
comandati dal sindacato, che aveva la duplice funzione di far accettare i
peggioramenti delle condizioni e di non far peggiorare le condizioni oltre
un certo limite per evitare guai... a tutti.
Oggi non c'è più bisogno di questa azione per due motivi: primo, i
lavoratori di imprese medio-piccole sanno che se i loro datori di lavoro
li trattassero come esseri umani, nell'economia moderna fallirebbero;
secondo, anche quando questo ragionamento non si applica, per una serie di
motivi evidenti oggi il lavoratore percepisce come minaccia ai suoi
interessi personali il suo collega, e non più il dirigente. Ma questo non
vale solo per il lavoro intellettuale, vale ugualmente nei grandi
magazzini e nei cantieri edili dove il parquettista professionista
italiano ce l'ha col collega pakistano perchè si fa pagare la metà... solo
che magari domani verrà seppellito sotto una colata di cemento.

(faccio queste obiezioni perchè credo di sapere dove voleva arrivare Negri)


> il punto (per Debian ma, molto molto di più per altre distribuzioni,
> Ubuntu in testa a tutte) è che se il kernel che si usa è quello di

Hai perfettamente ragione, ma chiarisco perchè nomino sempre Debian: se
un'azienda vende un prodotto e lo pubblicizza dicendo che mi farà
diventare immortale, gli rido in faccia. Se mi dicono che mi allungherà il
pinxolo di 40 cm vorrei tanto crederci ma gli rido in faccia. Così, se mi
dicono "il nostro sistema operativo è libero", io nemmeno li ascolto.
Devono vendere il supporto tecnico e altri servizi, come posso aspettarmi
che mi dicano "siamo un po' liberi ma non del tutto"? Non voglio offendere
nessuno, ma credere al sistema operativo libero prodotto da un'azienda è
come credere alla pasticca che a letto ti fa diventare Mazinga.
Per Debian il discorso è diverso. Non hanno scopi di lucro, quindi quando
parlano li ascolto, e li ascolto anche se non sono d'accordo con loro,
entro certi limiti; se però mi pigliano per i fondelli non lo accetto!


> Linus e non quello libre ("liberato" da blob ecc.), se nei repo main ci
> sono pacchetti nonfree, se tra le applicazioni installate di default ce
> ne sono anche di nonfree e/o applicazioni che installano/suggeriscono
> addon/formati non liberi, allora queste distribuzioni non dovrebbero
> presentarsi e "promuoversi" dicendo di essere libere, parlando di
> software libero o di libertà...

Finchè, come hai scritto tu, non faremo sparire la proprietà
(intellettuale), bisognerà avere una coscienza critica e un controllo su
ciò che ci propinano... perchè i marchettari sono pagati per dirci delle
scemenze, e i volontari (Debian, forse un po' meno Fedora) a quanto pare
ce le dicono per hobby.

Fede





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