[AcLab] Ethic license --- dove l'open source non arriva

Angelo Rosina angros47 a yahoo.it
Ven 7 Gen 2011 22:40:52 UTC


> un inciso: è (solo apparentemente) paradossale che la
> millantata
> "proprietà intellettuale" sia considerata così importante
> e venga tanto
> magnificata dai sostenitori del capitalismo e del libero
> (sic!)
> mercato... salvo dimenticare che non si tratta di altro se
> non di
> dispositivi che introducono situazioni di monopolio e di
> rendita
> parassitaria... alla faccia della libera competizione
> capitalista e
> della concorrenza...

La proprietà intellettuale è la negazione della libera concorrenza: la libera concorrenza (che, non dimentichiamoci, doveva essere la base del capitalismo, la "mano invisibile" di cui parlava Adam Smith) richiede, infatti, che tutti i produttori siano in grado di realizzare la stessa merce, in modo che venga premiato chi è in grado di produrre alle condizioni migliori. Due contadini, ad esempio, possono mettere sul mercato i loro prodotti, identici: ma se un contadino lavora male (perchè, ad esempio, esagera con fertilizzanti e pesticidi, sprecandone un mucchio, o usa macchine agricole difettose, che consumano di più) avrà più spese, e dovrà chiedere prezzi più alti, così nessuno comprerà da lui.

La proprietà intellettuale, però, impedisce di offrire prodotti uguali: se voglio realizzare un prodotto equivalente a windows, devo farlo in modo un po' diverso, non posso farlo uguale. Questo, di fatto, ostacola la standardizzazione (ricordate le "guerre dei formati"?), e impedisce la nascita di concorrenti, portando a sprechi enormi, e alla nascita di monopoli.



> appunto: fintantoché esiste il diritto d'autore (that's
> the
> problem...) l'uso del software e delle licenze libere ha
> "senso" e
> "valore" solo se avviene in modo pienamente consapevole

Ma come si acquisisce tale consapevolezza?

Secondo me, occorre andare per gradi: uno sviluppatore comprende subito i vantaggi di avere i sorgenti di tutto, ma ad un profano, che non sa nemmeno cosa siano i sorgenti, come si possono spiegare i vantaggi?

> 
> usare una distribuzione GNU/Linux senza la consapevolezza
> di cui
> parliamo, magari solo perché è gratis o perché fa figo
> sembrare di
> essere un po' un hacker o perché va un po' di moda (vedi
> ubuntu), non
> solo non aggiunge nulla in termini di libertà personale e
> generale ma,
> anzi, finisce per essere un danno...

Può essere un danno solo se favorisce l'ingresso di utonti, che intasano i forum con domande stupide, non leggono le risposte, e poi cominciano a richiedere i programmi "da utonti" (tipo i gadget sullo schermo, o l'abbonamento per ricevere i wallpaper, o l'applicazione dedicata per accedere a facebook).

D'altra parte, far entrare più gente può essere un vantaggio per un altro motivo: si tolgono fondi allo sviluppo ed alla reclamizzazione del software proprietario: l'utente che viene convinto a installarsi openoffice, ad esempio, non darà soldi alla microsoft per comprare office: inoltre, comincerà a salvare i suoi documenti in formato Open Document, e così diffonderà tale standard.



> > Parimenti, coloro a cui viene imposto il floss non
> avranno la
> > possibilità di comprenderne il senso profondo e
> torneranno (come più
> > volte mi è accaduto) a ciò che conoscono nella
> semplicità e, forse,
> > stupidità.
> 
> concordo

Se il floss viene imposto, l'utente potrebbe reagire male (anche se, in realtà, molti ci sono abituati, perchè i produttori di software proprietario lo fanno spesso), e cercare subito di abbandonarlo.
Ma, se si riesce a proporlo senza forzare la mano, vale sempre la pena di farlo: se un utente prova il software libero, anche se poi torna al software proprietario, è sempre meglio di un utente che non ha mai nemmeno provato, e non sa nemmeno che esiste il floss.


      



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