[AcLab] Ethic license --- dove l'open source non arriva

santec a riseup.net santec a riseup.net
Dom 9 Gen 2011 22:38:07 UTC


> La proprietà intellettuale è la negazione della libera concorrenza: la

La libera concorrenza è un simpatico ossimoro. In un sistema basato sulla
concorrenza non vedo molta libertà. Ma il problema è che la proprietà
intellettuale è la negazione di tutto tranne che del monopolio.


> libera concorrenza (che, non dimentichiamoci, doveva essere la base del
> capitalismo, la "mano invisibile" di cui parlava Adam Smith) richiede,

In realtà non c'è una contraddizione (come dice Alexus è solo apparente).
Libera concorrenza e monopolio sono solo due fasi diverse dello stesso
sistema. Nella produzione ad alta concorrenza, man mano che i concorrenti
più deboli falliscono, i capitali si centralizzano in poche mani, con
buona pace di Smith.

Quando non avviene è perchè non c'è concorrenza. Sembra strano in ambito
capitalista, ma in alcuni mercati è così. Ad esempio nessuna compagnia
petrolifera rinnova i macchinari da decenni, tanto che ora si teme che in
un prossimo futuro questi macchinari si rivelino insufficienti. Hanno
pensato che accordarsi, per loro, è più produttivo che farsi la guerra
(naturalmente ciò non impedisce loro di fare la guerra a tutto il resto
del mondo, ma questo è un altro discorso).


> Ma come si acquisisce tale consapevolezza?
>
> Secondo me, occorre andare per gradi: uno sviluppatore comprende subito i
> vantaggi di avere i sorgenti di tutto, ma ad un profano, che non sa
> nemmeno cosa siano i sorgenti, come si possono spiegare i vantaggi?

Io forse non so fare bene nemmeno il cuba libre, ma quando (probabilmente
a un'età prescolare o poco più) sentii parlare per la prima volta della
formula ultrasegreta della Coca Cola, probabilmente capii immediatamente
il problema.

La "gente normale" ha un cervello che funziona benissimo, quando ha voglia
di usarlo. Ma gli esperti non riescono a capirlo, e dal mio punto di vista
ci fanno una pessima figura...


>> usare una distribuzione GNU/Linux senza la consapevolezza
>> di cui
>> parliamo, magari solo perché è gratis o perché fa figo
>> sembrare di
>> essere un po' un hacker o perché va un po' di moda (vedi
>> ubuntu), non
>> solo non aggiunge nulla in termini di libertà personale e
>> generale ma,
>> anzi, finisce per essere un danno...

Se intendi un danno in senso "politico", cioè: se intendi che il fatto che
GNU/Linux venga usato per questi motivi ci renda DIFFICILISSIMO far capire
che esistono anche motivazioni più serie, allora sono pienamente d'accordo
con te. C'è stato un periodo in cui ho provato a commentare molto
educatamente nei vari blog che, tanto per fare un esempio, non c'è nemmeno
un lontano fondo di verità in affermazioni come "Firefox è più veloce di
Opera", e che infatti sono altri i motivi per scegliere un programma
libero. Mi hanno accusato di essere pagato da una nota azienda di Redmond.
Temo che i nerd non siano in grado di capire un'affermazione se questa non
esce dalla bocca di uno dei loro eroi.


> Può essere un danno solo se favorisce l'ingresso di utonti, che intasano i
> forum con domande stupide, non leggono le risposte, e poi cominciano a
> richiedere i programmi "da utonti" (tipo i gadget sullo schermo, o
> l'abbonamento per ricevere i wallpaper, o l'applicazione dedicata per
> accedere a facebook).

Sinceramente: credi che questo fenomeno (che io non vedo) abbia arrecato
un danno ad alcuni progetti, oppure hai avuto discussioni spiacevoli sui
forum? Se è uno sfogo posso anche capirti.


> D'altra parte, far entrare più gente può essere un vantaggio per un altro
> motivo: si tolgono fondi allo sviluppo ed alla reclamizzazione del
> software proprietario: l'utente che viene convinto a installarsi
> openoffice, ad esempio, non darà soldi alla microsoft per comprare office:
> inoltre, comincerà a salvare i suoi documenti in formato Open Document, e
> così diffonderà tale standard.

L'unico strumento per far avanzare il software libero è la consapevolezza,
come si diceva.

Il fallimento dei grandi software chiusi, oltre a non essere possibile in
un vicino futuro, non aiuterebbe la libertà del software.


>> > Parimenti, coloro a cui viene imposto il floss non
>> avranno la
>> > possibilità di comprenderne il senso profondo e
>> torneranno (come più
>> > volte mi è accaduto) a ciò che conoscono nella
>> semplicità e, forse,
>> > stupidità.
>>
>> concordo
>
> Se il floss viene imposto, l'utente potrebbe reagire male (anche se, in
> realtà, molti ci sono abituati, perchè i produttori di software
> proprietario lo fanno spesso), e cercare subito di abbandonarlo.
> Ma, se si riesce a proporlo senza forzare la mano, vale sempre la pena di
> farlo: se un utente prova il software libero, anche se poi torna al
> software proprietario, è sempre meglio di un utente che non ha mai nemmeno
> provato, e non sa nemmeno che esiste il floss.

Preferisco un individuo che apprezza la libertà del software senza averla
provata, piuttosto che un individuo che usa software libero senza
apprezzarne la libertà. E mi secca tremendamente che queste persone
intervengano a dibattiti reali o sui blog fingendo di essere dalla mia
parte - con la scusa che usiamo lo stesso programma - per poi affermare
l'esatto contrario di ciò che penso io.

Infine... scusa se rompo le scatole su questioni terminologiche (so che
queste critiche sono indisponenti, ma in questo caso è importante), ma la
parola "utente" rappresenta una merce. Una merce viva, ma una merce. Anche
se in effetti veniamo venduti e comprati in ogni minuto della nostra vita
(dal datore di lavoro, da facebook, dalle compagnie telefoniche, da chi fa
statistiche...), vorrei invitare tutti coloro che usano la parola "utente"
a sostituirla con qualcosa di meno svilente, come "individuo", "persona",
etc.






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